LA PSICANALISI SECONDO
SCIACCHITANO

"TU PUOI SAPERE
SE NON TI FERMI AL PRIMO OGGETTO"
creata il 30 ottobre 2007

 

 

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L'interesse di questo sito per Winnicott è duplice. Si estende lungo due dimensioni: soggettiva e oggettiva.

Dal punto di vista soggettivo la posizione di Winnicott è estremamente interessante. In quanto esponente autorevole del Third Group, Winnicott dimostra di aver saputo resistere all'inglobamento da parte delle due ortodossie in conflitto, che all'epoca nel suo paese si contendevano il mercato della formazione degli psicanalisti: quella di Anna Freud e quella di Melanie Klein. Quasi che Winnicott ragionasse - giustamente - così: se le ortodossie sono due, nessuna delle due è scientifica. Infatti, la scienza non procede per proliferazione di ortodossie, ma per conferma dell'ortodossia ricevuta dalla tradizione - la scienza è conservatrice, "quasi" di destra - e per confutazione delle ortodossie alternative. Solo che in questo antico gioco tra destra e sinistra, tra conservazione e innovazione, Winnicott intuì che la sinistra aveva in mano la carta potenzialmente vincente: la carta dell'innovazione. L'innovazione fa uscire dalle ortodossie e, così, si espone al rischio della confutazione. Può vincere o può perdere. L'importante è riconoscerlo, per poter eventualmente cambiare puntata. (Il fronte socialcomunista italiano, per esempio, non si rassegna ad aver perso e perciò rischia di scomparire.) Winnicott giocò la carta dell'innovazione con prudenza, addirittura con sapienza. In ciò sta il suo interesse per il possibile contributo alla psicanalisi scientifica. Da salvare.

Dal punto di vista oggettivo la posizione di Winnicott non è meno interessante. E non poco enigmatica. Da quale cappello questo analista-pediatra tirò fuori il suo oggetto transizionale?

Raoul Silvestri e Chiara Liotta danno due risposte diverse e complementari a questa questione. Per Silvestri l'oggetto transizionale nasce dall'esperienza del transfert, letteramente dallo spostamento da un un oggetto "arcaico" (preedipico, materno) a un oggetto "moderno", addirittura nell'esperienza attuale dell'analisi. Per Liotta l'oggetto transizionale nasce dall'esperienza creativa, tipicamente quella dell'artista paleolitico, che sfrutta il "già dato", per esempio una protuberanza nella caverna (simbolo materno, ovviamente), per rappresentare il "nuovo". Nascono così i bisonti nei graffiti di Altamira.

La mia può sembare una drastica semplificazione, perciò la propongo. Winnicott ha giustamente intuito che la psicanalisi riconosce e fa sua la transizione epocale dall'epoca antica alla moderna. Nell'epoca antica l'oggetto era finito e per esso si otteneva l'adeguamento del soggetto (finito) all'oggetto (parimenti finito). Nell'epoca moderna le cose cambiano. Con Galilei l'oggetto della scienza diventa infinito, per esempio, con il moto inerziale, soggetto al principio di inerzia. Chiaramente l'adeguamento del soggetto finito all'oggetto infinito non è più possibile. Detto nei termini freudiani della prima topica, il conscio non esaurisce l'inconscio. Da qui la transizione da conscio a inconscio, parallela alla transizione da finito a infinito.

Se l'adeguamento tra soggetto e oggetto è impossibile, è impossibile la conoscenza?

Occorre distinguere. La conoscenza è possibile esclusivamente nell'ambito del finito, che è quello cognitivistico. Il cognitivismo non è cosa da poco. Serve egregiamente alla sopravvivenza immediata della civiltà. L'oggetto finito è l'oggetto della tecnologia, asservita alla produzione capitalista. Su questo non si si discute. Si discute sull'oggetto infinito, che interessa alla scienza e alla psicanalisi, ma esula dal cognitivismo - non si conosce l'infinito - e non interessa al discorso capitalista.

Allora, il termine transizionale sembra quanto mai appropriato. Risuona in esso qualcosa del par provision cartesiano. Il bambino afferra una rappresentazione finita e provvisoria - la coperta di Linus - dell'oggetto infinito, per arrivare con l'età a una rappresentazione migliore dell'oggetto. Si spera che con un'analisi ventennale il soggetto riesca a fare meglio di Linus. Si spera, cioè, che il soggetto riesca a darsi una rappresentazione più adeguata - ma sempre provvisoria - dell'oggetto infinito del desiderio. Che, tuttavia, rimane pur sempre un oggetto non categorico, cioè un oggetto per cui si danno infinite rappresentazioni diverse. La transizione winnicottiana si dedica al "compito infinito" di esplorarle una per una.

In conclusione, mi sembra che la scientificità di Winnicott risulti dalla sua teoria dell'oggetto. Non c'è scienza senza oggetto, anche se non si può dire positivisticamente che la scienza sia solo un discorso oggettivo. Winnicott sa bene questo. Sa, soprattutto, mantenersi in equilibrio tra soggettivo e oggettivo (spazio transizionale). Particolarmente convincente è la sua topologia dell'oggetto come porzione di spazio in cui è immerso anche il soggetto. Winnicott non cade nell'errore lacaniano di enfatizzare la funzione dell'altro. (Addirittura Lacan convoca due altri: l'altro immaginario, mio simile e riflesso speculare, l'Altro simbolico, luogo logocentrico della Verità e della Legge). L'errore lacaniano porta quasi inevitabilmente a una filosofia senza oggetto, dove l'oggetto evapora e diventa solo un momento del gioco intersoggettivo. Lacan non cade del tutto in questo errore, forse perché conosceva Winnicott, ma paga l'enfasi fenomenologica dedicata all'altro con la riduzione dell'oggetto a residuo.

Ma il residuo sta al capolinea del processo soggettivo. Da lì non si transita verso nuove rappresentazione oggettive.

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