LA PSICANALISI SECONDO
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"Il VERO MAESTRO NON FA SAPERE MA FA PENSARE"
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Ich wohne in meinem eignen Haus Hab niemandem nie nichts nach gemacht Und – lachte noch jedem Meister aus, Der nich sich selber ausgelacht Vivo in casa propria, Non ho mai imitato nessuno e mi sono sempre burlato dei maestri che non si sono burlati di se stessi. F. Nietzsche, La Gaia scienza I maestri sono come preservativi: dopo aver goduto del loro sapere si possono gettar via Anonimo
Sei in "Lacan vero maestro" Forse vieni da una pagina dove parlo di Lacan come falso maestro; forse ti chiedi se abbia cambiato idea. Tranquilli, non ho cambiato idea. I maestri per me sono da dimenticare, perché i maestri, soprattutto i maîtres à penser, uccidono il pensiero. Impediscono di pensare pensieri nuovi, obbligando gli allievi a pensare pensieri vecchi, i loro. In questo senso prima dimentichiamo Lacan meglio è. Ma resta il fatto innegabile che Lacan è indimenticabile. E' stato per chi l'ha conosciuto un maestro indimenticabile. Mi spiego. C'è un tratto caratteristico del vero maestro, comune a tutti i grandi maestri della storia: da Mozart a Joyce, da Leonardo a Picasso, citando a caso. Il vero maestro non insegna. Il vero maestro ha uno stile inimitabile. Imitare Mozart come imitare Picasso non è neppure pensabile. Farebbe ridere tentarlo. L'impresa è disperata perché neppure lui, il maestro, ti svelerà mai il segreto del suo stile. Lo spiegava un altro grande maestro, anzi il suo diavolo, Mefistofele, che raccomandava al maestro in crisi, Faust: Quel che di meglio sai, non insegnarlo ai ragazzini! Di fronte al vero maestro, l'allievo non ha chance: deve inventare un proprio stile, essendo quello del maestro inaccessibile e in un certo senso perduto; nessuno lo ripeterà mai, nessuno lo ritroverà più, nessuno... In questo senso Lacan fu un vero maestro. Non lo dico per i contenuti del suo insegnamento, per i suoi lacanismi in gran parte inconsistenti e spesso discutibili (tutti i suoi logocentrismi sulla lettera e il significante...), anche se va salvato qualcosa della sua elucubrazione: la nozione di tempo logico, la concezione del transfert come azione del soggetto supposto sapere, l'intuizione dell'oggetto a, che non è la causa vuota del desiderio, ma una delle forme in cui al soggetto finito dell'inconscio si presenta l'oggetto infinito del desiderio, il reale non realistico ma impossibile... Lo dico essenzialmente per la forma che prese il suo insegnamento; lo dico per la fine e inarrivabile retorica della sua parola sia scritta sia parlata. Lacan non parlava né scriveva in francese; scriveva in una deliziosa idiolingua tutta sua, che non saprei come chiamare: lacanese? lacaniano? lacanico? Lui la chiamava linguisteria, che non le rende giustizia, perché è un modo di dire lacaneggiante. E' un ricorrente luogo comune sentirsi dire che Lacan è incomprensibile. Devo comunicare a questo proposito la mia esperienza di traduttore di Lacan, precisamente del primo Seminario. Ebbene, con una certa meraviglia constato che fu per me più facile tradurre il francese singolare di Lacan rispetto al francese di un suo allievo, che in questi giorni sto traducendo. Il francese di Lacan era unico e mi è rimasto scolpito nell'anima, come il suono della sua voce, un po' stridula, ultimamente metallica. Al suo confronto, il francese dell'allievo, scolastico e un po' vecchiotto, insomma prevedibile e un po' pretenzioso, non mi suscita alcuna emozione, oltre ad essere più difficile da rendere in italiano. Il vero traduttore, diceva Benjamin, traduce da lingua a lingua, non da testo a testo. Traducendo il Primo Seminario di Lacan, traducevo da una lingua di sua invenzione, che ero costretto a reinventare in italiano, come per tradurre un poeta; traducendo il libretto dell'allievo mi chiedo dove sia la lingua da tradurre; è rimasta solo un po' di grammatica, che neppure mi ricordo più bene. E' la differenza tra poesia e letteratura di terz'ordine. Il poeta è il vero maestro; il letterato di terz'ordine rimane un semplice prof. E quanti prof di lacanismo abbiamo avuto! Uno più insopportabile dell'altro. Controprova? In Italia abbiamo avuto imitatori dello stile a volte lapidario e aforistico, a volte volutamente circonvoluto e spesso sospeso nel vuoto, di Lacan. Hanno fatto solo ridere, qualche volta piangere. Lacan è stato un vero maestro perché inimitabile. E non ci ha lasciato alternative. Non possiamo copiarlo. Possiamo solo far meglio di lui. Siamo realisti, chiediamo l'impossibile. Il motto del 68 dice la leggenda che fu suo. E' una leggenda credibile perché si applica a lui.
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SAPERE IN ESSERE | |||
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