LA PSICANALISI SECONDO
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"TU PUOI SAPERE SOTTO TRACCIA"
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Vieni da “Freud” o da una delle tante pagine in cui deploro la scarsa scientificità del grande medico di Vienna, sopraffatta com’è stata dall’impostazione medicale di tutta la sua metapsicologia. Sei in “Freud uomo di scienza” ovvero “Il Notebook di Freud”. “Ich bin nämlich gar kein Mann der Wissenschaft, kein Beobachter, kein Experimentator, kein Denker. Ich bin nichts als ein Conquistadortemperament, ein Abenteurer, wenn Du es übersetzt willst, mit der Neugierde, der Kühnheit und der Zähigkeit eines solchen”. “Infatti, io non sono né un uomo di scienza, né un osservatore, né uno sperimentatore, né un pensatore. Io non ho altro che un temperamento da conquistatore, di avventuriero, se preferisce traduirlo così, con la curiosità, l'astuzia e la tenacia dell'avventuriero”. (Lettera a Fliess del Primo febbraio 1900). C’è in Freud un frammento di uomo di scienza. È indiscutibile, contro la sua stessa opinione, ma come e dove localizzarlo? Tutta qui la scienza di Freud? Non ci sono altri elementi cui aggrappare il discorso della scientificità di Freud? Sì, c’è una seconda congettura, che Freud stenta a formulare e tende a tenere per sé, ma che completa il quadro epistemico freudiano. In un certo senso, è simmetrica rispetto a quella dell’inconscio e al pari di quella profondamente scientifica, per la precisione cartesiana. (1) Si tratta della congettura sulla coscienza. Curiosamente, all’interno del sistema congetturale freudiano, non si può dare una definizione diretta di coscienza, come quella appena formulata di inconscio. La coscienza non sta in piedi da sola. Ha bisogno di due stampelle: la percezione e l’inconscio, inteso ora come archivio di tracce mnestiche. Non solo. La coscienza non è autonoma, ma fa parte di un sistema binario, che Freud chiama Percezione-Coscienza (Wahrnehmung-Bewusstsein). Scherzi a parte, la mia formulazione evidenzia la bella simmetria, quasi la contrapposizione, tra il funzionamento dei due sistemi: inconscio e conscio. In uno le tracce mnestiche sono in praesentia, nell’altro in absentia. In altri termini, la contrapposizione è tra memoria e coscienza. Se c’è memoria non c’è coscienza; se c’è coscienza non c’è memoria. La contrapposizione, tuttavia, si può indebolire e la simmetria articolare in modo meno binario, se si prova a metterla a fuoco con un approccio epistemico, che convoca il tempo di sapere. Credo che sia giunto il momento di depurare il pensiero freudiano da tutta questa paccottiglia antropologica, di stampo polemico, che si chiama metapsicologia e che lo appesantisce, per lasciar libero corso a considerazioni strutturali, derivanti dall’epistemologia implicita nella dicotomia conscio/inconscio. Si può parlare di cose complesse in termini semplici, come sa bene il matematico. (6) Soprattutto, si può restare fedeli al pensiero scientifico di Freud, abbandonando a se stessi i suoi tic mentali prescientifici. Giunti a questo punto dell’analisi, è spontaneo chiedersi: cosa ha potuto mai indurre Freud a soffocare sul nascere una costruzione scientifica che, dai pochi resti archeologici che rimangono sul terreno, prometteva di essere per lo meno originale, per non dire feconda? Meno improbabile è la seguente congettura epistemologica. Freud respira l’atmosfera positivista che aleggia intorno alla fisiologia degli Helmholtz, Du Bois Reymond e soprattutto Johannes Peter Müller, famoso per la legge della specificità sensoriale, secondo la quale è l’organo di senso a rispondere in modo determinato agli stimoli e non è lo stimolo a configurare la risposta sensoriale. Si potrebbe vedere con il nervo acustico e sentire con il nervo ottico se i due fasci nervosi venissero scambiati di posto. Die Lehre von der Verdrängung ist ein Erwerb der psychoanalytischen Arbeit, auf legitime Weise als theoretischer Extrakt aus unbestimmt vielen Erfahrungen gewonnen. "La dottrina della rimozione è un'acquisizione del lavoro psicanalitico, ottenuta come teoria estratta in modo legittimo da un numero indefinito di esperienze". (S. Freud, Zur Geschichte der Psychoanalytische Bewegung (1914), in Sigmund Freud Gesammelte Werke, vol. X, Fischer, Frankfurt a.M. 1999, p. 55). Freud crede – è un articololo della sua superstizione scientifica – alla conferma empirica delle ipotesi e all’inferenza delle teorie scientifiche dai dati sperimentali. Non sospetta minimamente che le teorie possano essere formulate indipendentemente dalla pratica, che si limita a selezionare darwinianamente quelle che resistono alla confutazione. (Il modo di pensare darwiniano, ieri come oggi, non è mai stato molto diffuso tra i medici).Il fatto, una volta verificato, è incontrovertibile. Il positivismo non dà spazio a congetture scientifiche e al calcolo delle loro probabilità. Come riconoscono i suoi avversari – lo spiritualismo e la fenomenologia – vige nel positivismo una metafisica della verità assoluta, anche là dove postula (kantianamente) l’esistenza di un ignoto e di un inconoscibile. (7) Allora Freud è figlio del suo tempo quando, accanto alla verità empirica, che ha valore assoluto, fa posto alla verità mitica, che è assolutamente non verificabile e non falsificabile e perciò è altrettanto assoluta: la verità delle pulsioni, del complesso di Edipo, di tutta la metapsicologia. Verità congetturali e falsificabilità sono ingredienti necessari all'impresa scientifica, come proponeva già nel lontano 1934 Karl Popper. Purtroppo non sono elementi sufficienti. Occorre una formazione scientifica. Come si forma uno psicanalista scientifico? mi chiedeva una collega, dopo aver sentito una delle mie solite sparate contro la formazione dottrinaria che gli psicanalisti ricevono nelle scuole di psicanalisi, riconosciute dallo Stato. Purtroppo non ho la risposta categorica ed esauriente a questa domanda. Posso solo dire che una formazione scientifica si acquisisce con il tempo e con la pratica della propria ignoranza, che consente – ma ci vuole coraggio – di passare da un insuccesso all'altro, mirando meno al guadagno del vero e più alla riduzione del falso. In fondo, nel processo scientifico siamo sempre in debito di verità, che si può solo ridurre ma mai azzerare. Non solo. Quando si approda, magari per caso, a qualcosa di nuovo, che anche solo di poco esula dalle nozioni acquisite, ci vuole coraggio per accettarlo. La scienza dell'ignoranza non si pratica senza un briciolo di coraggio morale. Come quello di Max Ernst Planck, che scoprì la meccanica quantistica. Individuò la formula giusta dell'irraggiamento del corpo nero... ma non ci credeva. Perché? Per due ordini di motivi: uno strutturale, l'altro biologico. Planck derivò la sua formula attraverso un'ipotesi ausiliaria – la suddivisione dello spazio delle fasi in piccole celle – per riuscire a calcolare il fenomeno continuo a partire da approssimazioni discontinue. La sorpresa fu che l'ipotesi ausiliaria non era solo ausiliaria ma addirittura reale. Lo spazio delle fasi era realmente quadrettato in piccole celle: i quanti d'azione. Ma a 42 anni Planck era troppo vecchio (sic) per ammettere concettualmente una revisione così radicale del modo classico di concepire la fisica. E riconosceva onestamente i propri limiti. Riconosceva che il progresso della fisica era legato ai giovani e alla libera concorrenza delle intelligenze, perché dai vecchi ci si poteva aspettare solo cose vecchie. Tutto il contrario di quel che avviene nelle scuole di psicanalisi dove il potere è in mano ai geronti – i cosiddetti analisti didatti – che conformano i giovani lungo le linee guida stabilite dalla dottrina. E i giovani si lasciano conformare, tacitamente ammettendo che la conformazione sia formazione. Conformismo? Vigliaccheria? Non so. So che dalla conformazione non nascerà mai una psicanalisi scientifica. Perché nasca una psicanalisi scientifica abbiamo bisogno delle sciocchezze dei giovani. A noi vecchi spetta solo il compito di falsificarle e sostenere i giovani perché inventino ulteriori sciocchezze, forse un po' meno sciocche delle precedenti. La formazione scientifica, anche quella psicanalitica, in fondo è un bel gioco, naturalmente rischioso, di sciocchezze. Un rischio che sulla soglia della cinquantina Freud, uomo non più giovane di scienza, non seppe correre. L'immagine di conquistatore che Freud volle dare di sé è falsa. Volendo esprimere un giudizio oltremodo benevolo, diremmo che Freud fu un conquistatore malgré soi. Note (1) I rimandi di Freud a Cartesio sembrano inevitabilmente forzati, non essendo esplicitati in nessun testo freudiano ed essendo per lo più in negativo. (Vedi anche la pagina Il ritardo di Cartesio). Ma Freud è strutturalmente cartesiano quando è scientifico. Non è cartesiano, precisamente è aristotelico, quando è metapsicologico. (Torna su) (2) “Das System Bw wäre also durch die Besonderheit ausgezeichnet, daß der Erregungsvorgang in ihm nicht wie in allen anderen psychischen Systemen eine dauernde Veränderung seiner Elemente hinterläßt, sondern gleichsam im Phänomen des Bewußtwerdens verpufft“. „Il sistema Coscienza sarebbe, allora, contraddistinto dalla peculiarità che lì, a differenza di tutti gli altri sistemi psichici, il processo di eccitamento non lascia dietro di sé una modificazione duratura, ma svanisce nel fenomeno stesso del divenire cosciente”. (Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere (1920), in Sigmund Freud Gesammelte Werke, vol. XIII, Fischer, Frankfurt a.M. 1999, p. 25.) Il mio amico di Berlino, Claus-Dieter Rath, mi fa giustamente notare che nel testo freudiano a verpuffen non è la coscienza stessa ma il processo di eccitamento che porta ad essa. Tuttavia, dati gli antecedenti – vedi, per esempio, nel Progetto per una psicologia (1895), lì dove parla del segno di qualità (Qualitätszeichen) e introduce il sistema omega oltre ai sistemi phi e psi (Entwurf § 19) – mi sento autorizzato a forzare il testo citato. Propongo questa congettura teorica: la coscienza è per Freud un evento psichico par provision, direbbe ancora una volta Cartesio. Questa interpretazione del testo freudiano rientra nel rapporto di simmetria epistemica che istituisco tra i due sistemi conscio e inconscio. (Torna su) (3) “Wir haben erfahren, daß die unbewußten Seelenvorgänge an sich »zeitlos« sind.” “Abbiamo appreso che i processi psichici sono in sé ‘senza tempo’”. (ivi, p. 28) L’assenza di tempo è il portato dell’assenza di coscienza. Alla fine del suo breve saggio sul Wunderblock Freud formula un’interessante congettura sull’origine del senso del tempo, deducendolo dalla pulsazione della coscienza: “Ich vermutete ferner, daß diese diskontinuierliche Arbeitsweise des Systems W-Bw der Entstehung der Zeitvorstellung zugrunde liegt.” “Congetturai inoltre che il modo discontinuo di operare del sistema Percezione-Coscienza fosse all’origine della nostra idea di tempo”. (Sigmund Freud, Nota sul Wunderblock (1925), in Sigmund Freud Gesammelte Werke, vol. XIV, Fischer, Frankfurt a.M. 1999, p. 8.) (Torna su) (4) La temporalità epistemica consente a Jung di parlare di sogni premonitori. (Torna su) (5) Attenzione a non pigiare troppo l’acceleratore su questa terminologia aristotelica! Si rischia di andare fuori strada, regredendo dal discorso epistemico a quello ontologico. (Torna su) (6) Che un algoritmo semplice produca risultati complessi è usuale in teoria dei giochi. Un gioco semplice come il Go, certamente meno ricco di regole degli scacchi, genera difficoltà topologiche proibitive. (Torna su) (7) Esiste una deriva religiosa non tanto latente in tutto il positivismo. Perciò il saggio freudiano L’avvenire di un’illusione risulta poco convincente per un’ateo che si sia formato in quella che Lacan chiama la vera religione. (Torna su)
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